La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è la causa più comune di infertilità femminile. Molte donne scoprono di avere la PCOS proprio dopo aver cercato, inutilmente e spesso a lungo, una gravidanza. Altre sanno già di avere questa sindrome, ma un po’ per la giovane età, un po’ perché i medici non sono stati così tanto chiari, non se ne preoccupano fino a che non desiderano un bambino.
Fatto sta che l’infertilità è una condizione associata alla PCOS. Ciò è dovuto agli squilibri ormonali tipici di questa sindrome e che rendono difficile il concepimento. All’infertilità sono correlati tutta una serie di aspetti psicologici ed emotivi che coinvolgono la persona, la coppia e il sistema/contesto in cui la coppia è inserita. Si tratta di un tema molto vasto e complesso che cercherò intanto di introdurre in questo primo articolo per poi approfondirlo successivamente.
Cosa si intende per infertilità
Intanto cerchiamo di dare qualche definizione. Cosa si intende per infertilità? E in cosa differisce dalla sterilità? Per infertilità si intende l’incapacità di raggiungere un concepimento dopo 12 mesi di rapporti sessuali non protetti e frequenti. Infertilità e sterilità spesso sono usate come sinonimi, in realtà con la prima si intende l’incapacità di portare avanti una gravidanza; con la seconda, invece, si intende una condizione fisica permanente (sia maschile che femminile) che rende impossibile il concepimento e per la quale non è possibile una risoluzione. L’infertilità riguarda in Europa il 15-20% delle coppie (Visigalli, 2011).
“Cosa facciamo?”
La scelta di avere un figlio dovrebbe essere parte di un progetto di coppia condiviso, per questo qui preferisco parlare con la voce del noi. In una coppia unita, coesa, che “guarda nella stessa direzione”, la frustrazione ed il dolore per non riuscire a concepire un bambino riguardano, con modalità differenti, entrambi i partner. Le reazioni possono essere diverse, come anche il modo di affrontare il problema. Alcune coppie ne parlano apertamente condividendo la sofferenza e supportandosi a vicenda, altre si chiudono nel proprio, personale, dolore. Talvolta può capitare che uno dei due partner senta l’altro emotivamente distante, quando in realtà può trattarsi di una modalità diversa di affrontare il dolore e di proteggersi o, ancora, può essere un modo per proteggere o sostenere il partner. La scelta di consultare un medico esperto di infertilità non è così immediata e nel frattempo si affollano pensieri contrastanti.
… Ma sì, arriverà naturalmente… non capiterà proprio noi di non riuscirci… ma… e se non ci dovessimo veramente riuscire?… No, noi di sicuro non abbiamo bisogno di aiuto…
Il punto è che la frustrazione mese dopo mese, spesso anno dopo anno, diventa insopportabile e vi arrendete all’idea che qualcosa che non va c’è eccome, e ne siete sempre più consapevoli.
Abbiamo paura a dare un nome a questo qualcosa… e poi a cosa???… Sarà grave?…A chi ci rivolgiamo?
Se prima avevate paura a porvi delle domande, adesso avete paura di quelle che potrebbero essere le risposte. Il tempo passa e quel progetto che pensavate così scontato, naturale, ovvio, si allontana sempre di più. E la cosa peggiore è che non sapete quando e se vedrete esaudito questo grande desiderio così profondo, acuto, viscerale.
Vediamo pancioni ovunque, fuori dall’ospedale, in giro mentre facciamo la spesa… parenti o amici che ci danno la LORO lieta notizia… o che a bruciapelo ci chiedono: “Ma cosa aspettate voi ad avere un bambino?” … Siamo arrabbiati… ma con chi?…E… NOI? Il vuoto, Il buio, il dolore, il fallimento.
Provate un dolore profondo e muto che non riuscite a condividere appieno neanche con chi vi è più caro, un dolore che poche persone attorno a voi riescono a capire. Per questo spesso non ne parlate con nessuno, non tanto perché lo riteniate un segreto, quanto per il dolore che sentite così profondo, soffocato ed incompreso. E poi ci siete voi ed il mondo attorno a voi che, per quanto non possa comprendere, in fondo non merita la vostra rabbia.
Proviamo un dolore che non può comunque pesare sulla felicità degli altri e allora cerchiamo di nascondere le nostre emozioni…il nostro dolore… le nostre paure…
Ma quando andate a conoscere l’ennesimo/a bambino/a appena nato/a di una coppia di amici o parenti non sempre riuscita a trattenere le lacrime e non sempre riuscite a chiudervi quella porta alle spalle prima di abbandonarvi al pianto e prima che gli altri vi vedano. A volte vorreste proprio non doverla fare quella visita a quel piccolo appena nato, o comunque quando arrivate non vedete l’ora di fuggire da quel dolore schiacciante. Alcuni penseranno sia commozione, ma no, non lo è affatto, voi soltanto sapete quanto possano essere amare quelle lacrime.
Cosa facciamo?… Ok cerchiamo aiuto…
Cominciano le analisi, le visite che, per quanto il medico possa essere delicato e professionale, le sentite così invasive, come una vera e propria violenza sulla vostra intimità e su quella della vostra coppia. E poi arrivano quelle punture sulla pancia, sì quelle punture che vi fanno piangere ogni sera ma a cui poi vi abituate, quelle punture che vi rendono così fragili e che arrivano ben più in profondità della pelle.
…Non c’è proprio niente di romantico in tutto questo… non lo accettiamo… no…
Ma andate avanti anche senza certezze, nonostante il dolore che state attraversando, perché quel bambino è la cosa che più volete al mondo, fallimento dopo fallimento, nonostante tutto.
Aspetti psicologici coinvolti
Il “cosa facciamo?” non è relativo soltanto agli aspetti pratici, al “da farsi”, ma anche a tutti quegli aspetti emotivi e psicologici che inevitabilmente sono coinvolti. Cosa fare con questo dolore? Come alleviarlo? Perché spesso la coppia, così spaesata e affranta, viene lasciata sola in questo cammino, senza che le venga proposto un adeguato sostegno psicologico, anzi non viene neanche informata di questa importante opportunità.
Gli aspetti psicologici correlati all’infertilità sono diversi. Non riuscire a concepire un figlio è molto doloroso, crea disagio e squilibri sia da un punto di vista personale che di coppia: se a livello individuale significa affrontare l’idea di non poter diventare madre o padre, a livello di coppia ha che vedere con l’irrealizzabilità di un progetto condiviso. Un progetto importante, che ha a che fare con la generatività. Per molte coppie il non riuscire a concepire un figlio è vissuto con molta frustrazione, delusione, inadeguatezza, anche rispetto a quelle che possono essere le aspettative sociali (Visigalli, 2011).
Menning (1975) descrive una serie di reazioni che vanno dallo shock iniziale al rifiuto, dall’angoscia prima e alla rabbia poi, per arrivare a sentimenti quali senso di colpa, dolore e perdita. Il superamento di questo trauma dipende non solo dalla risoluzione del problema di per sè, ma anche dalle risorse individuali nonché dall’equilibrio che la coppia riesce a mantenere e a ristabilire. Occorre lavorare sull’accettazione del problema ma anche su quelle che sono le pressioni sociali. È importante inoltre sottolineare come questi aspetti psicologici possano creare un circolo vizioso in cui lo stress che ne deriva può incidere sulla stessa fertilità, a maggior ragione nelle donne affette da PCOS in cui alti livelli di stress portano ad una produzione maggiore di cortisolo, peggiorando così la sindrome.
Degli studi condotti da Wright (1989) hanno dimostrato che le donne riportano, rispetto al partner, un maggior disagio psicologico in termini di ansia, adattamento sessuale, autostima e depressione oltre a risentire di più dell’impatto dei trattamenti. Quest’ultimo aspetto dovuto probabilmente al fatto che le visite e le cure in un eventuale percorso in un centro di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) coinvolgono maggiormente il corpo della donna con le relative conseguenze psicologiche ed emotive.
Un aspetto molto importante da tenere in considerazione riguarda la sfera sessuale, la quale può subire delle conseguenze importanti come la diminuzione della frequenza e della spontaneità dei rapporti oppure l’insorgenza di disfunzioni sessuali transitorie.
Tutti questi effetti si manifestano perché l’infertilità di coppia è una “variabile imprevista” (Vignati, 2002): si pensa che tutti possono avere dei figli ma in realtà non è così.
Una valutazione relazionale
Quando si ha a che fare con l’infertilità è necessaria una corretta valutazione relazionale (Riccio, 2017). Cosa si intende per valutazione relazionale? È una valutazione che permette alla coppia di sentirsi sostenuta e contenuta da coloro che la prendono in carico, questo vale sia per i medici (di famiglia e del centro PMA) che per gli psicologi e gli psicoterapeuti. Questo per ridurre lo stress e l’ansia relativi alle cure e favorire il concepimento. È il primo passo per proteggere e aiutare la coppia, per accogliere le ansie le preoccupazioni dei partner.
Una valutazione relazionale, a mio parere, è anche una valutazione che tenga conto del contesto in cui la coppia vive, di come l’infertilità è vista dalle relative famiglie d’origine, di quali possono essere le risorse individuali e contestuali a cui i partner possono attingere.
Come vi avevo introdotto si tratta di un argomento davvero vasto e complesso che approfondirò prossimamente. A presto!
Autore: Dott. Laura Paulis – Psicologa Psicoterapeuta
Bibliografia
- Menning B.E. The infertile couple: a plan for advocacy. Child Welfare, 54 (1975).
- Riccio M. La cicogna distratta. Il paradigma sistemico-relazionale nella clinica della sterilità e dell’infertilità di coppia. Franco Angeli (2017).
- Vignati R. Il problema della sterilità nella coppia: una variabile imprevista. Benessere e salute (2002)
- Visigalli R. Sterilità e infertilità di coppia. Counseling e terapia psicologica. Franco Angeli (2011).
- Wright J., Allard M., Lecours A., Sabourin S. Psychosocial distress and infertility: a review of controlled research. International Journal of Fertility, 34, 2 (1989).