La sindrome dell’ovaio policistico (abbreviazione PCOS) è definita dalla presenza di almeno due delle seguenti condizioni: alterazioni della ciclicità mestruale con conseguente alterazione dell’ovulazione (in genere ritardo nella comparsa del regolare flusso mestruale fino alla possibile assenza completa del ciclo anche per più di 6 mesi), incremento dei livelli ematici degli ormoni ovarici ad attività androgenica e/o loro manifestazioni cliniche (acne e/o irsutismo cioè incremento della peluria corporea nelle sedi fisiologiche o localizzazione in sedi non fisiologiche) e ovaie ecograficamente ad aspetto policistico. Talora PCOS può avere una più o meno significativa componente metabolica che può determinare obesità, iperinsulinismo con insulino-resistenza, steatosi epatica e/o dislipidemia che amplificano il rischio di diabete mellito di tipo 2 e di patologia cardiovascolare.
Perché l’endocrinologo è lo specialista che ti serve se soffri di PCOS?
L’Endocrinologo è il medico specialista che si occupa delle patologie delle ghiandole endocrine, cioè di quelle ghiandole (tra cui rientrano anche le ovaie) che secernono i loro prodotti (ormoni) nel circolo sanguigno i quali sono in grado di controllare importantissime funzioni del nostro organismo. La PCOS è spesso caratterizzata da uno squilibrio ormonale fra androgeni (cioè ormoni a prevalente attività maschile) ed estrogeni (ormoni a prevalente attività femminile) rendendola, pertanto, una condizione patologica di precipua competenza endocrinologica.
Quali sono gli ormoni da controllare nella PCOS? E quando?
Prima di decidere la terapia più opportuna, è bene che, nella donna in cui (sulla base dei dati clinici ed anamnestici) si sospetti una PCOS, venga eseguito un prelievo venoso (al mattino preferibilmente a digiuno) per valutare l’assetto androgenico ed estrogenico (dosaggio di 17 beta estradiolo, testosterone totale, delta-4 androstenedione) e degli ormoni ipofisari che controllano direttamente la funzione ovarica (FSH, LH, prolattina), in assenza di potenziali trattamenti interferenti sulle indagini. E’ bene effettuare questi esami fra il 2° ed il 4° giorno del ciclo mestruale (considerando il 1° giorno quello in cui inizia il flusso mestruale), periodo in cui i valori non subiscono potenziali alterazioni legate alla normale fisiologia ormonale della donna.
E’ spesso necessario dosare, sempre in quella fase del ciclo mestruale, il 17-OH progesterone per escludere un’alterazione genetica denominata deficit di 21-idrossilasi che (in forma parziale) determina manifestazioni cliniche simili alla PCOS.
Nel caso in cui vi siano significative evidenze cliniche di eccesso androgenico può essere necessario dosare anche i livelli di deidroepiandrosterone solfato (DHEAS) (sempre tra il 2° e 4° giorno del ciclo), androgeno di derivazione prettamente surrenalica per escludere un’origine surrenalica dei segni e/o sintomi presenti.
A volte può essere utile verificare i livelli di progesterone nella fase finale del ciclo mestruale (solitamente fra il 24° ed il 28° giorno di ciclo sempre considerando il primo giorno quello in cui inizia il flusso) meglio se in due prelievi di sangue venoso distinti (ad esempio al 24°-25° giorno ed al 27°-28° giorno). Ciò serve per verificare l’avvenuta o meno ovulazione ma occorre sottolineare che tale indagine “fotografa” la situazione di un ciclo che può evidentemente variare nel tempo.
Infine nel caso si sospetti un’alterazione del metabolismo glicemico (evidenza di iperandrogenismo e/o obesità, alterazioni della ciclicità mestruale, difficoltà a perdere peso ecc.) occorre indagare se coesiste iperinsulinismo o insulino-resistenza. L’esame che più precisamente è in grado di caratterizzare questo aspetto è la curva glicemica ed insulinemica dopo carico orale di glucosio (75 g) che spesso è bene protrarre se possibile fino a 180-240′ onde evidenziare eventuale persistenza di elevati livelli di insulina spesso associati ad ipoglicemia. A volte può essere sufficiente il semplice dosaggio a digiuno (in qualsiasi fase del ciclo) dei livelli di glucosio ed insulina: una formula matematica “dedicata” consentirà poi di calcolare l’indice di resistenza insulinica (HOMA-index). Tutte queste indagini permetteranno di ottenere un quadro diagnostico il più possibile completo, fondamentale per consigliare alla donna con PCOS la strategia terapeutica più opportuna e “vincente”.
Autore: dott. Marco Ghezzi, endocrinologo